🥚 Di Mirko Galletta
Oggi vi parliamo di una di quelle storie d'altri tempi che suonano come il viaggio di formazione dell'eroe tipico dei romanzi, passando attraverso la Guerra Mondiale tra clamorosi disastri e successi, fino ad arrivare ai giorni nostri.
La Pasticceria Caffetteria Simone ha quasi 54 anni di storia alle sue spalle, ma in realtà la sua esperienza affonda le radici ad oltre 80 anni fa, quando c’era un Italia ancora povera, ma in ripresa dopo la Prima Guerra Mondiale. Oggi vogliamo raccontarti come iniziò tutto questo, come un uomo poté creare un saper fare e un’esperienza che diventò un bene di famiglia tramandato di padre in figlio attraverso tre generazioni.
UN BRAVO RAGAZZO
Tutto cominciò con Simone De Marinis, che nel 1935, quando aveva ancora 12 anni, riuscì ad esser preso a lavorare nella storica Pasticceria La SEM, tra Corso Vittorio Emanuele e Corso Cavour, cioè di fronte all’ancora attivo Teatro Margherita e all’interno dell’altrettanto storico ex palazzo della Motta.
Nino De Marinis, la seconda generazione della pasticceria.
Quelli erano anni in cui, un po’ come oggi, avere un lavoro era un sogno da afferrare ad ogni costo, solo che a differenza di come vanno le cose oggi, allora si preferiva persino lavorare gratis pur di imparare un mestiere. E così fece Simone, che grazie all’intermediazione di un amico di famiglia che lo raccomandò al proprietario in quanto “bravo e volenteroso ragazzo”, ebbe la fortuna di essere preso a bottega.
Simone lavorò come garzone in pasticceria per ben 2 anni senza ricevere mai alcuno stipendio, ma ottenendo di contro quello che per lui era un vero tesoro: l’esperienza sul campo. In pasticceria aveva modo di respirare l’aria della produzione, vedeva come nasceva una crema e come si realizzava una torta. In quegli anni riuscì a dimostrare al proprietario che quella raccomandazione era stato un buon affare, e così iniziò a ricevere i primi compensi da lavoratore.
LA GRANDE GUERRA
Il 10 Giugno 1940 Benito Mussolini annunciò pubblicamente che “l’ora delle decisioni irrevocabili” era ormai giunta, quindi l’Italia entrò in guerra per partecipare al secondo conflitto mondiale. Il nostro Simone dovette così lasciare il lavoro, ma soprattutto salutare i suoi cari per partire per servire il proprio Paese. Data la sua esperienza fu arruolato in Marina come cuoco a bordo.
Quando nel 1945 finì la Guerra, ottenuto il congedo Simone riprese da dove aveva lasciato, e quindi il suo lavoro di pasticcere. Si rimboccò le maniche e con tanti sacrifici riuscì ad acquistare la licenza di un bar. Quando si recò in questura per registrarla fece l’amara scoperta che quella licenza era carta straccia, in quanto quell’attività era fallita. Il questore non poté fare altro che strappargliela davanti ai suoi occhi esterrefatti.
Preoccupato e amareggiato, Simone si ammalò di itterizia a causa del forte stress. Erano momenti duri in tutta Italia, e lui aveva fatto ogni cosa pur di risalire la china, ma “non era stato abbastanza”, pensò sconsolato.
Non sapeva ancora che in realtĂ il Destino non aveva ancora finito con lui.
UN BUS PER ACQUAVIVA
Era il 1945 quando si concluse la drammatica Seconda Guerra Mondiale, e Simone De Marinis stava difficilmente cercando di riunire i cocci della sua professione dopo che la licenza di un bar appena acquistata gli era stata letteralmente strappata davanti agli occhi.
A quei tempi esisteva una linea pubblica che univa Bari con Adelfia, Cassano delle Murge e Acquaviva delle Fonti. Si chiamava La Meridionale. Il conducente era un amico di Simone, e lo invitò ad andare a lavorare in una pasticceria di Acquaviva, dove il nostro lavorò per 10 anni, fino a quando l’autolinea che lo portava al lavoro fallì.